CHIROTERAPIA: Indicazioni e limiti

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Atti del 3° Simposio Nazionale di Chiroterapia
22-25 Settembre 1988
Villaggio Valtur Brucoli (Siracusa)

Centro Studi di Patologia Vertebrale (C.S.P.V.) - Roma
Istituto Nazionale Static - Milano

 


INDICE DEGLI INTERVENTI AL SIMPOSIO

RACHIDE CERVICALE

La Chiroterapia nella patologia del rachide cervicale
G. Carotenuto, M.D.   S.Fonti, M.D.
L’ utilità della Chiroterapia nella patologia audio-vestibolare
G. Zerillo, M.D.   G. Nicholson, D.C.
Efficacia della manipolazione cervicale nella sindrome di Neri-Barrè-Lieou e di Atlante
P. Martelletti, M.D.   M. Giacovazzo, M.D.
Studio comparativo sul trattamento della patologia cervicale e lombare e sindromi associate (695 casi)
F. Postacchini, M.D.   M. Facchini, M.D.   P.L. Palieri, M.D.

RACHIDE DORSALE

La Chiroterapia nelle dorsalgie
V. Francione, M.D.   L. Orlandi, M.D.
G. Lauriti, M.D.   R. Allegro, D.C.

RACHIDE LOMBARE

La sindrome delle faccette articolari (Facet Syndrome)
V. Girlando, M.D.
Ernie del disco e Chiroterapia
V. Francione, M.D.   A. Antonacci, M.D.
M. Foti, D.C.   N. Trippetta, M.D.
Sul trattamento chiroterapeutico delle lombo sciatalgie da causa discale
M. Draghetti, M.D.   A. Castagnini, M.D.   U. Mazzanti, M.D.
F.D. Gran, D.C.   M.P. DE Dubovay, D.C.
Studio comparativo sul trattamento della patologia cervicale e lombare e sindromi associate (695 casi)
F. Postacchini, M.D.   M. Facchini, M.D.   P.L. Palieri, M.D.

CHIROTERAPIA E SPORT

La lombalgia nello sportivo
A. Pulvirenti, M.D.
La lombalgia dello sciatore
F.C. Zipper, M.D.
Chiroterapia e attività sportiva
E. Turri, M.D.   H. Preis, M.D., D.C.

RADIOLOGIA

Colonna vertebrale in ortostatismo per Chiroterapia: studio di nuove metodiche
F. Savoca, M.D.

NEUROENDOCRINOLOGIA

Sistema neuro-endocrino e Chiroterapia
M. Giacovazzo, M.D.

Chiropratica KINESIOLOGICA

Chiropratica Kinesiologica: deambulazione e deglutizione, funzioni essenziali per un corretto equilibrio biomeccanico del corpo

Lello Crispini, D.C.

VALUTAZIONE CLINICO-STATISTICA

Ricerca policentrica clinico-statistica su un campione di 17.142 pazienti trattati con Chiroterapia. Risultati su assenze dal lavoro e ricoveri ospedalieri

H. Preis, M.D., D.C.   E. Turri, M.D.

 


Lello Crispini, D.C.

Doctor of Chiropratic

Reparto di Kinesiologia Applicata - Static di Milano

Chiropratica Kinesiologica: deambulazione e deglutizione, funzioni essenziali per un corretto equilibrio biomeccanico del corpo

RIASSUNTO – Recenti esperienze cliniche sia negli U.S.A. che in Europa e soprattutto in Italia, stanno rivoluzionando vecchi concetti di biomeccanica umana. L’incapacità della muscolatura del corpo di far funzionare adeguatamente la struttura, viene indicata come una delle cause primarie dei disturbi funzionali dolorosi che affliggono una larghissima percentuale di persone. La deambulazione e la deglutizione sono due attività funzionali sincronizzate che coinvolgono tutti i muscoli posturali del corpo. Se pensiamo a quante volte camminando appoggiamo il piede e a quante volte (circa 1500) nelle ventiquattro ore mentre deglutiamo le arcate dentarie vengono a contatto, è facilmente comprensibile che un’ alterazione dell’ appoggio del piede (magari per una vecchia storta) o la mancanza di denti o una vecchia protesi usurata possono determinare nel tempo una disorganizzazione posturale per una reazione a catena di tutta la muscolatura, che può far sentire i propri effetti (principalmente il dolore) in qualsiasi distretto del corpo. La conseguenza di questa disorganizzazione muscolo-posturale sarà asintomatica finché l’ organismo riuscirà a creare compensi validi. I diversi test muscolari sono la principale chiave diagnostica della Chiropratica Kinesiologica. Si tratta di una semeiotica semplice che permette di scoprire con la massima precisione  la causa dello squilibrio biomeccanico del paziente. Riequilibrata la postura del corpo, la manipolazione vertebrale sarà in grado di risolvere la sintomatologia che è prevalentemente il dolore.


SUMMARY – Recent clinical experiences in U.S.A., Europe and particularly in Italy are quickly changing old concepts on human biomechanics. The incapability of the body musculature to guarantee an adequate structural function is indicated as one of the primary causes of dolorific functional disturbances complained by a large percentage of people. Walking and swallowing are two functional synchronized activities requiring the use of all postural muscles of the body. When we just think about how many times, while walking, we plant our feet on the floor, and how many times (about 1500), while swallowing, our dental arches come in contact, it’s easy to understand that an alteration of the planting of  the foot (maybe because of an old ankle injury) or lacking of some teeth, or an old and worn-out dental prothesis can determine, in the long run, a postural disorganization due to a chain reaction of the whole musculature. This can show its effect (mainly pain) in any region of the body. The consequence of this musculo-postural disorganization will be nonsymptomatic as long as the body can find valid compensation. The different muscular tests are the main diagnostic key of Kinesiologic Chiropratic. It is a simple semeiotics that allows to determine exactly the cause of the biomechanic unbalance of the patient. Once the body posture has been reestablished, the vertebral manipulation will be able to remove the symptomatology, which is mainly pain.

 



Il corpo umano è una formidabile macchina disegnata dalla natura per svolgere tutte quelle funzioni proprie alla vita in questo ambiente. I meccanismi che regolano queste funzioni sono estremamente complessi e probabilmente non del tutto noti.
Tutti sappiamo che il nostro corpo è fatto di uno scheletro osseo, di articolazioni con legamenti, di muscoli che garantiscono il movimento necessario alle articolazioni per far “funzionare” adeguatamente l’apparato locomotore.

Inoltre, internamente, il nostro corpo è dotato di organi che svolgono le funzioni di un vero e proprio laboratorio chimico in grado di alimentare continuamente la capacità muscolare (funzionale) del corpo attraverso il nutrimento cellulare di ossigeno e sostanze nutritive opportunamente metabolizzate, e di organi che attraverso una continua escrezione smaltiscono le scorie dell’organismo (urine, feci, sudore, alito, ecc…).

Poi ci sono sistemi preposti alla salvaguardia dell’integrità umorale e tissutale dell’organismo (sistema immunitario) e organi che garantiscono la riproduzione della specie. L’ultimo aspetto che completa il corpo umano è la psiche che, benché non visibile, condiziona considerevolmente e continuamente l’organizzazione funzionale del nostro corpo. L’ansia, la paura, la gioia, la soddisfazione, la depressione, il dolore (non fisico), sono tutti aspetti psichici in grado di alterare, in negativo e in positivo, la capacità funzionale del nostro corpo.

In definitiva possiamo riassumere le caratteristiche del corpo umano in tre aspetti completamente integrati l’uno con l’altro ed organizzati in modo funzionale dalla regia del sistema nervoso centrale che attraverso il sistema periferico gestisce, direttamente o indirettamente, tutte le funzioni, garantendone integrità e durata.
Qualsiasi problema che inizia in un solo lato del triangolo suesposto è quindi in grado di creare scompensi/disfunzioni anche nei due altri aspetti della nostra organizzazione fisica, disturbando notevolmente la capacità del SNC di svolgere al meglio la propria funzione.

Con questa importante premessa in mente, tralasciamo il problema funzionale biomeccanico che può aver già creato una condizione patologica e quindi non riconducibile ad un livello di massima funzionalità fisiologica ed occupiamoci dei disturbi funzionali strutturali che rendono la vita meno piacevole a moltissime persone cercandone le cause nel lato struttura del su citato triangolo.

ORGANIZZAZIONE NEUROFISIOLOGICA STRUTTURALE

L'equilibrio posturale del corpo umano, ossia la posizione fisiologica dell’organismo, è dato da un corretta organizzazione neurofisiologica dell’attività muscolare.
Finché la muscolatura è in grado di agire in perfetto equilibrio di forza ed in sincronismo l’uno con l’altro, l’equilibrio della persona è quello ideale : al filo a piombo la testa sarà perfettamente allineata sul tronco, la posizione delle orecchie, delle spalle e del bacino si trova su un piano orizzontale e parallelo reciprocamente.

In presenza di una disorganizzazione tra le forze muscolari, l’equilibrio della persona sarà talmente alterato che all’analisi del filo a piombo noteremo come l’asse verticale del corpo non coincida più con il filo a piombo che passa per il baricentro,così come i padiglioni auricolari, le spalle ed il bacino non si troveranno più su un piano orizzontale e parallelo.
Questo squilibrio sarà asintomatico finché l’organismo sarà in grado di creare un suo compenso; nel momento in cui questo compenso viene a mancare, lo squilibrio diventa sintomatico, dando luogo nella maggior parte dei casi al dolore e, se protratto per molto tempo, anche ad una artrosi precoce da microtraumi da alterato carico.

Quali sono i motivi per cui la muscolatura non è più in grado di svolgere adeguatamente la propria funzione?
Tutti sappiamo che i muscoli che regolano le funzioni di movimento del nostro corpo sono suddivisi in due grandi categorie:

a) muscoli volontari (somatici): muovono parti ossee (articolazioni);

b) muscoli involontari (viscerali): muovono parti molli (viscere).

I muscoli volontari sono chiamati tali perché possono essere controllati direttamente dalla nostra volontà. Tuttavia una importantissima parte delle loro funzioni viene memorizzata ed organizzata dal sistema nervoso centrale durante i primi anni di vita e ci permette di svolgere delle funzioni essenziali a livello subconscio alleggerendo l’attività cerebrale e consentendole di dedicarsi con più attenzione ad altre mansioni.
Le tre funzioni basilari per il buon equilibrio biomeccanico che il corpo umano svolge utilizzando muscoli volontari con attività sub consce e sincronizzate sono:

DEGLUTIZIONE

A parte la funzione muscolare cardiaca (muscolo involontario), la prima vera funzione muscolare volontaria sincronizzata del nostro organismo, sebbene in modo immaturo, è la deglutizione. Già ancora prima di nascere, nel ventre materno, il nascituro è in grado di deglutire il liquido amniotico preparando quella funzione che gli sarà indispensabile per la sua sopravvivenza. Infatti, appena nato, dovrà alimentarsi al seno materno e deve saper già deglutire il latte.

La funzione della deglutizione accompagnerà quindi la persona per tutta la vita ad un ritmo di circa 1500 volte al giorno (notte compresa).
Nella deglutizione sono coinvolti numerosi muscoli del cranio e del collo e quattro paia di nervi cranici (figure 1,2,3,4,5,6,7). La forza esercitata dai muscoli della deglutizione nel contatto delle arcate dentarie e della lingua sul palato è, nell’adulto, di circa 35 kg ogni volta, pari alla metà della capacità massima di forza dei muscoli della masticazione che è di circa 70/75 kg.

Affinché la deglutizione avvenga in maniera fisiologica, è indispensabile che i contatti delle arcate dentarie siano corretti (figura 8). Se ciò non fosse, è facile comprendere come una mal occlusione possa alterare il rapporto cranio mandibolare che a sua volta influenzerà negativamente il rapporto mandibolo-ioide-cinto scapolare, scatenando nel tempo una disorganizzazione muscolare (quindi posturale) per via discendente che può far sentire i propri effetti sintomatici in qualunque distretto corporeo.

Per capire meglio il concetto, cominciamo ad analizzare un corpo perfettamente in equilibrio in cui l’asse verticale mediano coincida con un filo a piombo che passa per il baricentro. Notiamo inoltre come i padiglioni auricolari, le spalle e il bacino si trovino su un piano orizzontale e parallelo.
Questa posizione in equilibrio posturale ideale è possibile solo se esiste un equilibrio di forze tra le masse muscolari. In presenza invece di una lieve deviazione da un lato della mandibola (ad es. per la mancanza dei molari da un lato e quindi per una masticazione unilaterale dal lato opposto), si ha una “sofferenza” a carico dei muscoli coinvolti  nella deviazione stessa (per es. il temporale posteriore e pterigoideo esterno omolaterale; temporale anteriore e pterigoideo interno contro laterale).

La lingua, non più contenuta all’interno delle arcate dai denti mancanti da un lato, eserciterà gradualmente una forza nella deglutizione non più centrale sul palato ma sempre più verso la zona priva di denti protrudendo al di fuori delle arcate dentarie. Questa situazione produrrà uno squilibrio dei muscoli sopraioidei e sottoioidei.
Le ripercussioni  sulla muscolatura del collo interesseranno l’equilibrio di forza dei trapezi e degli sternocleidomastoidei così che la testa subirà una leggera flessione e rotazione verso i muscoli più forti avvicinandosi alla spalla che anch’essa risulterà più alta della contro laterale.

In queste condizioni la colonna vertebrale risulterà deviata nel tratto cervicale con conseguenti possibili curve compensatorie a livello toracico e lombare.
Il coinvolgimento del rachide provocherà per via riflessa altri squilibri muscolari soprattutto a carico dei muscoli ileo-psoas che, avendo inserzioni sulle vertebre lombari e sul trocantere femorale, causeranno un’inclinazione del bacino rispetto alla colonna vertebrale e una dismetria degli arti inferiori quando il paziente sarà in posizione supina. La postura del corpo è quindi ben diversa da quella ideale: il baricentro risulta spostato rispetto al filo a piombo: le orecchie, le spalle, le anche non sono più su piani orizzontali e paralleli tra di loro (figura 9).

DEAMBULAZIONE

Dopo la deglutizione la seconda importante organizzazione muscolare sincronizzata nel bambino avviene con il cosiddetto “gattona mento”, cioè dopo i primi 5/6 mesi di vita.
Raggiunto un primo stadio di organizzazione neurologica il bimbo è in grado di muoversi carponi sul pavimento in maniera coordinata e contro laterale (mano destra, ginocchio sinistro e viceversa), sviluppando quel’esperienza neurologica importantissima per il futuro sincronismo muscolare tipico della deambulazione adulta. Poi, raggiunta la maturità neurologica per sostenersi su due piedi, il bambino inizierà una deambulazione bipede non coordinata con le braccia per alcuni mesi fino a che i recettori situati nei piedi non saranno in grado di trasmettere impulsi di facilitazioni, inibizioni agli altri muscoli e di sviluppare,come nel gattonamento, la deambulazione sincronizzata contro laterale.

Camminando normalmente, infatti, la persona porta in avanti, per esempio, prima la gamba sinistra e contemporaneamente il braccio destro, poi la gamba destra e contemporaneamente il braccio sinistro e così via.
Per poter eseguire questi movimenti, i muscoli dell’arto inferiore e dell’arto superiore che vengono portati avanti devono contrarsi mentre quelli del lato opposto devono rilassarsi. Il susseguirsi di queste contrazioni e rilassamenti determina la deambulazione e coinvolge, in via ascendente, tutti i muscoli posturali con un sincronismo automatico di facilitazioni-inibizioni (dai muscoli dei piedi e delle gambe ai muscoli del tronco fin su ai muscoli delle spalle, braccia,collo e mandibola).

Questo sincronismo organizzato è garantito da un complicatissimo sistema di impulsi trasmessi da recettori situati nei fusi muscolari, nei tendini e nei legamenti articolari.
La disfunzione di uno qualsiasi dei muscoli del corpo, ad esempio del muscolo peroneo lungo o del tibiale anteriore di una gamba, può alterare la capacità dei recettori situati in detti muscoli di trasmettere impulsi agli altri con il dovuto sincronismo.
Le cause che possono determinare una disfunzione muscolare sono molteplici e spesso non facilmente collegabili con lo squilibrio che ne consegue; può essere ad esempio una vecchia distorsione ad una caviglia (anche se clinicamente asintomatica) o uno scorretto appoggio del piede (eccessiva pronazione, ecc…).

Riprendendo l’esempio sopra descritto, una disfunzione del muscolo peroneo o del tibiale di una gamba, se protratta negli anni, può causare in senso ascendente un’asimmetria posturale del bacino, del torace, delle spalle, della testa e dell’occlusione dentale,scatenando una sintomatologia dolorosa in qualsiasi distretto del corpo ed anche fastidiosi “click” mandibolari.

RESPIRAZIONE

L’atto respiratorio è il risultato di una complessa azione sinergistica di molti gruppi muscolari. Si rimanda ai trattati di fisiologia per quanto riguarda la respirazione toracica e addominale, mentre qui vorremmo soffermare l’attenzione sui movimenti che si verificano durante la respirazione a carico delle ossa del rachide e sui micromovimenti craniali (figure 10,11,12,13,14). Durante l’inspirazione la colonna vertebrale si allunga a causa delle forze muscolari che provocano il raddrizzamento delle curve fisiologiche; il contrario si verifica in espirazione (figura 15).
Una tale imponente variazione muscolo-scheletrica coinvolge inevitabilmente le strutture correlate agli estremi del rachide e cioè il cinto pelvico ed il cranio. Infatti una delle meningi, la dura mater, aderisce fermamente alla volta cranica interna e, formate le falci cerebrali,il tentorio della sella turcica, si inserisce ai bordi del foramen magnum dell’occipite, sull’atlante e sull’epistrofeo, rimane poi libera per tutto il resto del rachide, salvo saltuarie inserzioni a livello della 6ª e 7ª vertebra dorsale, per poi inserirsi di nuovo nel sacro. Appare quindi evidente come il cranio possa risentire di variazioni dinamiche del rachide, del cinto pelvico, del sacro e viceversa.

Il bacino subisce in inspirazione una intrarotazione dall’indietro all’avanti e dall’alto in basso mentre il coccige si estende all’indietro e in fuori; l’opposto si verifica in espirazione (figura 16). Il cranio subisce numerose seppur micrometriche trasformazioni: in inspirazione il diametro traverso-laterale aumenta a scapito dell’antero-posteriore. L’ angolo costituito dall’unione elastica dello sfenoide con l’occipite (giunzione sfeno-basilare) si “apre” durante l’inspirazione (figura 17). L’osso temporale ruota in maniera tale che i due temporali hanno un movimento esattamente analogo a quello delle ossa iliache (figura 18).
A causa della rotazione inspiratoria del temporale lungo l’asse della rocca petrosa dall’indietro in avanti, dall’alto in basso e dall’esterno all’interno, l’articolazione temporomandibolare (A.T.M.) si porta all’indietro e con essa anche la mandibola e i denti inferiori, mentre in espirazione la mandibola si sposta in avanti. La sutura mediana del palato tende ad “espandersi” durante l’inspirazione. Una volta assimilati questi concetti è opportuno fare alcune considerazioni:

L’analisi mediante il test di resistenza muscolare è lo strumento chiave di tutta la metodica Kinesiologica e consente di testare la forza di vari muscoli del corpo mediante una semeiotica clinica semplice ed estremamente precisa. In pochi minuti, conoscendo a menadito tutti i muscoli posturali più importanti, è possibile constatare quali muscoli hanno minore resistenza del proprio omologo controlaterale e tracciare quindi una mappa dello squilibrio biomeccanico della persona.
Se, ad esempio, il quadricipite di destra al test risulta meno forte, mentre il quadricipite di sinistra molto debole, è evidente che il sostegno muscolare anteriore del bacino è precario.
Se la debolezza del quadricipite di sinistra è dovuta ad un alterato appoggio del piede sinistro, basta stimolare alcuni punti del piede disfunzionale e far camminare il paziente introducendogli nelle scarpe particolari spessori, che subito la forza del quadricipite uguaglierà quella del lato opposto. Se viceversa lo stesso quadricipite risulta debole per un alterato contatto dentale, basta far chiudere i denti della persona su dei materiali morbidi neutralizzando in tal modo l’alterato contatto e subito si noterà una ripresa della forza del muscolo debole.

A riprova di quanto sopra esposto, possiamo testare un soggetto normale a livello di un muscolo campione (per esempio, quadricipite) il cui tono non varia sia che il soggetto abbia la bocca aperta, sia che abbia i denti in intercuspidazione; creiamo un’interferenza occlusale (per esempio, un piccolo rialzo su di un molare) e facciamo camminare e deglutire più volte il soggetto, in modo da riprogrammare il suo sistema occluso-posturale: se testiamo ora il muscolo scelto in precedenza, vedremo che avrà il tono normale solo a bocca aperta mentre, con i denti a contatto più l’interferenza artificiale, il muscolo campione risulterà debolissimo.
Uno dei maggiori motivi di malocclusione riguarda il caso in cui esista un precontatto traumatizzante a carico degli incisivi. E’ noto dalla gnatologia quanto sia importante evitare o eliminare il precontatto anteriore quando viene riscontrato nei pazienti: in intercuspidazione massima i denti posteriori proteggono gli anteriori.

La Kinesiologia Applicata dimostra quanto sia vera questa affermazione e quanto imponenti a livello sistemico possano essere le conseguenze di un trauma occlusale incisivo. Il paziente coinvolto in questo problema presenta una ipotonia generalizzata in tutti i muscoli volontari non appena pone i denti a contatto, tenendo conto del fatto che questa operazione viene compiuta durante la deglutizione, è possibile immaginare le ripercussioni sul sistema posturale.
Un’ipotesi di spiegazione per questo fenomeno può essere cercata nell’agopuntura, che prende in considerazione i meridiani energetici. Due di questi, tra l’altro molto importanti, il “vaso governatore” e il “vaso concezione” si incontrano proprio a livello incisivo. Il trauma occlusale può ostacolare il regolare flusso di energia causando uno stress notevole a ogni deglutizione, che poi si ripercuote a livello sistemico.

L’intervento chiropratico manipolativo da solo rimane sempre un validissimo strumento terapeutico per tutta quella gamma di sintomi legati alle alterazioni biomeccaniche della colonna vertebrale quando queste hanno origine da un trauma diretto o indiretto. In questi casi i risultati con le manipolazioni specifiche sono ottimi e duraturi. Notevoli risultati si ottengono anche quando i sintomi sono causati da blocchi o ipomobilità dovuti a fatti artrosici. Certamente in questi casi i pazienti devono fare cicli di terapia ripetuti. Quando invece le alterazioni biomeccaniche sintomatiche o asintomatiche insorgono per le ragioni sopra descritte, la manipolazione, come unico mezzo terapeutico, darà dei buoni risultati ma temporanei e, solo con un riequilibrio globale della postura, intervenendo negli appropriati distretti disfunzionali, si potranno ottenere risultati ottimi e, soprattutto, duraturi.

Quando è stato fin qui esposto è solo una parte dei problemi complessi che possono disturbare il buon equilibrio funzionale della persona. Seguiranno altri lavori che tratteranno l’influenza della biochimica e della psiche sulla postura, mettendo in evidenza in modo chiaro l’esigenza di un approccio terapeutico globale e multidisciplinare.
In un futuro non molto lontano, la collaborazione del chiropratico con l’ortopedico, dentista, nutrizionista e psicologo, darà dei risultati fino ad oggi indispensabili per tutta quella serie di sintomi che al presente non trovano adeguata risposta terapeutica.

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